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Usain St. Leo Bolt

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Usain St. Leo Bolt

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“Mi è sempre piaciuto correre fin da bambino, ma allora c’era un senso di spensieratezza, non bisognava necessariamente vincere; anche se vincevo, la gioia che ti rimaneva dentro era quella di aver goduto per quella corsa, nient’altro”.

Anche Questo è Usain St. Leo Bolt, nato a Trelawny (Giamaica), il 21 agosto 1986. Un ragazzone di 1,95 metri per 94 chili, plurimedagliato oro Olimpico e mondiale, detentore dei record del mondo sui 100 mt (9’’ 58) e 200 mt (19’’ 19) entrambi ottenuti a Berlino 2009, e della staffetta 4×100 mt (36’’ 84) stabilito insieme ai suoi compagni giamaicani alle Olimpiadi di Londra 2012.

Nonostante la sfida faccia ormai parte del DNA di Bolt, le sensazioni che l’accompagnano non sono mai banali e riconducono al ricordo delle origini, e al suo passato di bambino che il giamaicano si porta dentro come sane cicatrici. un’infanzia fatta di principi e valori autentici, primo quello dell’umiltà, che nel tempo l’atleta Bolt, non ha mai perso nonostante la competizione scorra come il sangue nelle sue vene. Radicate Convinzioni, che lo hanno indiscutibilmente sostenuto nell’impresa di diventare l’uomo più veloce del pianeta quale è.

Soprannominato e non a caso, “Lightning Bolt”, per la sua straordinaria velocità, durante il nostro incontro, in occasione del Golden Gala di Roma, il fulmine Bolt ha mostrato la sua voglia di scherzare dimostrando cosi di “essere uno di noi”, di appartenere a questa terra nonostante qualcuno lo consideri un marziano.

In effetti spesso appare spavaldo e sicuro di sé, ignaro di cosa possa significare una sconfitta. Ai blocchi di partenza, prima di accendere i motori nelle sue possenti gambe, inscena una danza fatta di gesti, con le mani che vanno a sfiorare il suo volto, una serie di riti scaramantici che incuriosiscono stampa e tifosi. Una gestualità hip hop da ragazzo di strada, simpatico ma consapevole di essere il più forte, il più veloce di tutti.
Viene da pensare allora se questa stessa spensieratezza e gioia di correre riesca a respirarla anche quando, raramente, gli capita di perdere, addirittura per solo un centesimo di secondo( come a Roma, contro il suo rivale, lo statunitense Justin Gatlin ndr).

“Ho perso solo una volta per falsa partenza – e poi al Golden Gala, ndr – Gareggio contro
fortissimi atleti, che mi sfidano, e questo per me è molto stimolante. Vincere è una grande soddisfazione, una grande gioia, perché vincendo dimostro di essere il migliore”.

Due anni fa Bolt ha conosciuto Pietro Mennea (detentore del record sui 200 mt per ben 17 anni, dal 1979 al 1996 con il tempo di 19’’72) . “I grandi atleti fanno onore al proprio Paese ed è veramente bello vedere che l’Italia possa omaggiare questo grandissimo campione che ha dato lustro al suo Paese. E’ una cosa straordinaria e spero che anch’io, quando mi ritirerò, potrò ricevere dlla Giamica gli stessi riconoscimenti che l’Italia ha riservato a Mennea”.

Per il futuro chissa, intanto un dato e certo: Per molti giovani atleti, Usain è sempre più un’icona, un modello da seguire e da imitare. “Credo che gli atleti debbano essere dei modelli per i più giovani, dando sempre il meglio. non solo promuovendo lo sport ma anche sostenendo valori importanti”. Come l’umiltà “Essere umili è un grandissimo valore.” E la solidarieta come testimonia la ‘Fondazione Usain Bolt’ impegnata ad assicurare opportunità di studio per i giovani della Giamaica. Giovani che come Usain bambino un tempo, hanno sogni nel cassetto da esaudire: “Ho senz’altro realizzato tantissimi sogni che avevo da bambino. Adesso ho degli obiettivi: quello di lavorare duro per i prossimi quattro anni, cioè fino alle Olimpiadi continuando a dominare la scena mondiale di questo sport”.
Perché Bolt pensa in grande al suo futuro: “con il duro lavoro si possono realizzare grandi obiettivi”, tagliando traguardi mai raggiunti finora.

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